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Il principio fondamentale che sta alla base del funzionamento una cella fotovoltaica (ovvero il componente elementare del pannello fotovoltaico) è l’effetto fotoelettrico.
Esso afferma, in maniera molto semplicistica, che l’incidenza della luce (ovvero dei fotoni) su determinati tipi di materiale (metalli e seminconduttori nello specifico) fornisce agli elettroni più esterni degli atomi del semiconduttore energia sufficiente per staccarsi dal proprio nucleo ed essere disponibili per trasportare energia.
Ma quando “nasce” l’effetto fotolettrico?
Correva l’anno 1887 quando Hertz, impegnato in una serie di ricerche sperimentali -che lo avrebbero portato a mostrare l’esistenza delle onde elettromagnetiche ipotizzate alcuni anni dopo da Maxwell- aprì di fatto la strada ad altri studi ed esperimenti successivi -condotti da Wiedemann ed Ebert, Hallwachs e, nel 1888, dal fisico (nonchè politico) Italiano Augusto Righi- che portarono alla scoperta dell’effetto fotoelettrico.
In particolare, il bolognese Augusto Righi scoprì che una lastra metallica conduttrice investita da una radiazione UV si carica positivamente. Per descrivere tale fenomeno Righi introdusse, per la prima volta nella storia, il termine fotoelettrico.
L’effetto fotoelettrico e quello “strano” Nobel
La formulazione matematica di tale fenomeno avvenne successivamente ad opera di Einstein (1905): teorizzazione, questa, che gli valse il Premio Nobel del 1921. Ebbene sì, nonostante il più grande Genio del ‘900 sia noto ai più per la teoria della relatività, non vinse il Nobel per questi studi. C’è da ricordare che a quel tempo la notorietà di Einstein era rilevante e altrettanto imponente era il clamore mediatico e il sostegno alla sua candidatura per il rinomato Premio, ma per molti tra quelli demandati all’assegnazione del famoso riconoscimento la teoria della relatività era difficile da comprendere, spesso bollata addirittura come speculativa. ll Comitato del Nobel dell’epoca (1921) ritenne quindi, pur di non assegnargli il Nobel per teoria della relatività , di “non essere riuscito ad identificare alcun tema della fisica e alcun ricercatore meritevole di tal premio”!.
Il Nobel dell 1921 fu assegnato soltanto l’anno successivo, e proprio ad Einstein, ma non per la teoria della relatività quanto per “i suoi servizi alla fisica teorica e specialmente per la sua scoperta della legge dell’effetto fotoelettrico”.
Insomma, un contentino, per un Genio del suo calibro!
Di certo, Nobel a parte, Einstein (e non solo) con i suoi studi sull’effetto fotoelettrico ha dato un grosso contributo alla scienza, alla società e, non in ultimo, all’ambiente.